Matrimonio

È possibile celebrare il Sacramento del Matrimonio nei seguenti momenti: Sabato ore 12 o 16, Domenica ore 16.

Sono aperte le iscrizioni per i matrimoni del 2023-24.

Iscriversi al matrimonio negli orari in cui riceve il parroco.

Il PROSSIMO CORSO DI PREPARAZIONE AL MATRIMONIO SARÀ

5 venerdì dalle 21 alle 22,30 nel salone “don Bosco”:

10 – 17 – 24 febbraio – 3 – 10 marzo.

Essendo l’unico corso che la parrocchia propone durante l’anno ed essendo necessario per celebrare il matrimonio cristiano, è indispensabile iscriversi per tempo in ufficio parrocchiale negli orari in cui riceve il parroco.

Catechesi sul Matrimonio

(don Alessandro)

IL FONDAMENTO DELLA FAMIGLIA

Parlare di Matrimonio vuol dire parlare di famiglia, ovvero concentrarsi su quella realtà che è essenziale e di cui tutti facciamo esperienza.

Non parleremo – quindi – di una festa, una cerimonia, una favola, un evento, qualcosa che si fa se si hanno dei soldi, di un problema, di una realtà da fuggire, di una condanna… anche perché guardando da questo punto di vista nessuna condanna è definitiva, anche l’ergastolo finisce tra sconti di pena e attenuanti! Prima di guardare la bellezza di questo Sacramento dobbiamo soffermarci sulla storia e sui termini. Il Matrimonio, prima di essere un Sacramento, è un istituto giuridico. È un legame che ha delle leggi (diritti e doveri) e che garantisce la stabilità di una famiglia. Adesso è in profonda crisi, ma questa istituzione affonda le sue origini dalla notte dei tempi (è già nel diritto romano), ed è giunta a noi anche con la garanzia della Costituzione Italiana che afferma: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare” (Art 29). La parola Matrimonio deriva dal latino “munus” e “matris”, diritti e doveri che si acquisiscono per essere madre. Unito a questo ci viene in mente l’altra parte della medaglia: il patrimonio, sempre da “munus” e  “patris” ovvero il compito di essere padre. Anticamente, per evitare che una donna incinta potesse essere abbandonata in periodi in cui la sussistenza era garantita dall’uomo, si pensa a un patto che lega i diritti e doveri di entrambi. Questo è un contratto che prevede che un uomo e una donna stabiliscano una comunione di vita con la possibilità di essere aperti alla vita. Nasce tutto dall’esigenza di garantire una stabilità e una discendenza certa per chi arriva in questo mondo. Sono state e sono tante le forme di matrimonio riconosciute nel mondo; nella nostra cultura è necessario che chi sceglie questo legame abbia presenti quali sono le finalità e le condizioni per stipulare questo patto. 

Le due FINALITÀ sono:
a) Il BENE DEI CONIUGI, ovvero formare comunità stabile per tutta la vita; 

b) la PROCREAZIONE, ovvero il desiderio di avere figli. 

Queste finalità devono essere accettate da due PERSONE CAPACI (ovviamente di sesso opposto):
a) che abbiano una SUFFICIENTE DISCREZIONE DI GIUDIZIO, che consiste nella capacità di valutare in modo maturo e critico i diritti e doveri essenziali del matrimonio insieme alla  libera autodeterminazione nel decidere di farsene carico. 

b) che abbiano la CAPACITÀ DI ASSUMERE I DOVERI ESSENZIALI DEL MATRIMONIO, ossia cura, fedeltà, lavoro, coabitazione, responsabilità…

Gesù ha preso questa realtà umana e l’ha elevata a Sacramento, segno dell’alleanza fedele e indissolubile tra Dio e l’umanità. C’è un patto di cui il matrimonio è immagine! Tante pagine della Bibbia utilizzano questo esempio: nella Genesi,  nei profeti Osea e Isaia, nello splendido libro del Cantico dei Cantici. 

Nel Sacramento si richiede che i coniugi accettino anche le PROPRIETÀ che sono le caratteristiche proprie volute dal Signore:

a) UNITÀ: scegliere un solo coniuge durante la vita d’entrambi; 

b) INDISSOLUBILITÀ: essere consapevoli che il Matrimonio si scioglie solo con la morte di uno dei due; 

c)  FEDELTÀ: prevede che non ci sia altra relazione simile con persone diverse dal proprio coniuge. 

COS’È LA FEDELTÀ?

La fedeltà è prevista anche dal Codice Civile: “dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, alla assistenza morale e materiale, alla collaborazione… alla coabitazione” (art. 143).Per un cristiano la fedeltà è prendersi per mano per camminare nella stessa direzione, come ha fatto Dio con l’umanità. Dentro quella parola c’è anche il termine “fede”, che vuol dire fiducia, affidamento, accoglienza. Trovo seria la considerazione di un sacerdote romano: “A chi si vuole sposare spiego che il Matrimonio è un Sacramento per discepoli, quindi sposarsi in Chiesa significa voler essere discepoli di Cristo, e lo dico chiaramente: se una persona sa già, nel proprio cuore, che dopo il Matrimonio per esempio non andrà più a Messa è meglio che lasci stare. Se una persona invece dice sì, e desidera essere discepolo di Cristo, allora deve sapere che il comandamento è “amatevi come io vi ho amato”. È come se nel Sacramento ti venisse affidato il marito o la moglie con questo comandamento: “Amalo come l’ho amato io”. Il punto centrale è sempre l’identità di Cristo!” (Padre Maurizio Botta).

La fedeltà oggi sembra impossibile, c’è l’amore finché dura! Amare non vuol dire di per sé essere fedeli, in qualche modo ci siamo rassegnati a questa idea, tanto che anni fa uscì un libro dal titolo L’arte di separarsi! Eppure anche due ragazzini alla prima cotta percepiscono che l’amore esige un per sempre; nell’amore c’è un presagio di infinito e di pienezza che in modo improprio viene manifestato quando su un muro scrivono “io e te per sempre insieme”.

Gli sposi dicono “prometto di esserti fedele sempre” e aggiungono “con la grazia di Cristo”, non solo per impegnarsi a non tradire, ma per andare fino in fondo. Per imparare a essere fedeli ci vogliono almeno tre ingredienti.

1. Responsabilità. In questa parola è contenuto il termine “sponsa”! Significa rispondere per l’altro, accoglierlo e prendersi cura in modo esclusivo: non c’è nessun’altra relazione così profonda che prevede una condivisione stabile e duratura di tetto, mensa, letto, intenti, affetto, progetti. Sposarsi vuol dire scegliere la monogamia, dico all’altro “scelgo te ed escludo tutti gli altri”.

2. Allenamento. Non ci si improvvisa fedeli, si parte da piccoli. È un cammino graduale che non pretende e rispetta i tempi. Si parte dal fare bene i compiti di scuola e i servizi di casa, nel vivere il fidanzamento senza le dinamiche del Matrimonio, anche la castità è un allenamento.

3. Continuare ad amare l’altro che sappiamo che non sarà sempre lo stesso, e scoprire nuovi aspetti che ci legano. Bisogna andare oltre il sentimento che è una miccia, per giungere all’amore vero: scoprire interessi comuni, accogliere i difetti, il piacere del raccontarsi, del silenzio, dei progetti che sono chiamati non a escludere ma a includere. Le coppie che si rinchiudono in se stesse sbarrano le porte a una vera felicità, diventano asfittiche (come le camere in cui manca l’aria). Simpatico ma profondamente vero è quanto affermato da un sacerdote romano: “Mai sposarsi da innamorati. Se siete innamorati non sposatevi perché  nell’innamoramento non c’è senso del reale. Solo quando avrai realizzato che accanto a te c’è un disgraziato, un bambino oppure una nevrastenica, un’isterica, solo quando i suoi difetti non saranno più buffi, ma odiosi, allora lo/la amerai davvero” (don Fabio Rosini).

QUALI SONO LE CONSEGUENZE DELLA FEDELTÀ?

Per Gesù la prima è l’indissolubilità. Non possiamo fare finta che nel Vangelo non ci siano queste parole: “avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto». Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio» (Mc 10,2-12). Il Matrimonio richiede una scelta definitiva. Che paura, chiede di arrivare fino alla fine! D’altra parte che senso ha iniziare un lavoro, una ricetta, una casa, un gioco… se poi non si finisce? Tanto vale non iniziare, si perdono solo energie, tempo e sostanze. Dire che il Matrimonio è indissolubile significa affermare che non si può sciogliere un vincolo che è immagine dell’Amore di Cristo per noi. Ci è chiesto di imparare da Lui che anche sulla croce sa perdonare: questa è l’altezza dell’amore, il traguardo alto, che a molti sembra irraggiungibile. E lo è se non temiamo lo sguardo su Cristo, questa è la discriminante! Questo guardare a Dio è così importante che lo scrittore inglese C. S. Lewis in un racconto del 1946 intitola Il grande divorzio un sogno in cui viene raccontato l’inferno come una città grigia dove tutti si allontano dalla Luce e gli uni dagli altri. Mi ha colpito una moda che da qualche tempo c’è nei matrimoni civili, che sono di per sé molto poveri di gesti. A un certo punto vengono portati due contenitori con sabbie di colori diverso che vengono versate dagli sposi in un vaso dove la sabbia si mischia. Questo gesto non dice forse questa consapevolezza attraverso un’immagine? Peccato che quel matrimonio per legge può essere sciolto! 

Il Signore chiede di non rompere quel patto, come Lui non ci abbandona. Purtroppo quante volte avviene e questa cosa ci tocca da vicino. In tutte le nostre famiglie abbiamo qualche caso di separazione e divorzio. Bisogna parlarne e non evitare l’argomento, anche se può toccare delle ferite aperte, per non rassegnarsi. Una cosa da fare è chiederci: qual è il segreto per non far fallire le unioni? Come si fa?  

  • con il dialogo, la sincerità tra i due. Non sono le troppe esperienze che scimmiottano il Matrimonio a cementare una coppia. È necessario chiedersi non tanto “cosa tu sei disposto a fare per me” per dimostrare il tuo amore, ma a “cosa io sono disposto a rinunciare per te” affinché il suo amore possa essere totale. Questo bisogna desiderarlo in due.
  • in questo senso la pratica della convivenza non aiuta, anzi. Quasi tutti oggi ci provano, gli adulti la consigliano. Se fossimo degli scienziati ricercatori che sperimentano per arrivare a delle conclusioni sullo studio di qualche fenomeno, avremmo già cambiato strada. Oggi si afferma che proprio per essere sicuri  dell’unione della coppia si va a convivere. Il problema non è l’idea, ma la realtà. Colombo aveva l’idea di andare in India, ma è arrivato in America! Le statistiche sono impietose: il 95% convive, quindi dovrebbero fallire al massimo il 5% dei matrimoni (quelli che non fanno la “prova”). Come è possibile che ne falliscano il 50%? Credo la questione stia nel fatto che la convivenza, non avendo vincoli se non sentimentali (che sono di per sé altalenanti), non allena alla fedeltà e alla resistenza della relazione, ma esattamente al contrario. Qualcuno potrà non essere d’accordo, ma i dati sono impietosi.
  • È necessario nelle cose importanti della vita non coltivare i pensieri di piani B, di uscite di sicurezza. È utile educarsi anche da giovani alla rinuncia e mettersi in gioco scommettendo che è possibile. Ci sarà sempre qualcosa che non va, qualcuno che in apparenza farà meglio, una prospettiva nuova. Ma chi lavora sull’esistente per fare sempre nuova una relazione, scegliendola giorno dopo giorno quando le cose vanno bene, ha in mano il segreto della durata. Alle volte si vuole recuperare ma quando è già troppo tardi.
  • Imparare dagli sbagli e dai successi degli altri. Quanti esempi di santità ci fornisce la Chiesa: Chiara Corbella, i coniugi Martin, i coniugi Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi.
  • Coltivare la preghiera comune, la Messa insieme, la vita comunitaria, il non pensarsi da soli…

La seconda conseguenza della fedeltà è l’apertura alla vita, il desiderio di accogliere la vita di cui Dio è il padrone. Prima c’è la coppia, poi i figli. I figli devono sperimentare che i genitori sono prima sposi e poi genitori. I figli non sono dei genitori, non sono una proprietà; ma i genitori sono dei custodi affinché possano spiccare il volo. Alle volte vengono concepiti come animali da compagnia! Si educa con la vita più che con le parole. Anni fa al mio paese c’era una famiglia che aveva esposto sul balcone la bandiera della pace, ma tutti i giorni da quella casa uscivano urla, insulti e liti continue: non puoi chiedere la pace se non ti impegni a crearla! Il Matrimonio da sempre è stato pensato come quella realtà stabile per cui una coppia avesse un luogo sicuro e garantito per poter accogliere la vita, come abbiamo già visto. Escludere la procreazione o ritenerla un diritto da raggiungere a tutti i costi (oltre a farci diventare noi i padroni e non i servitori) significa alterare i fini del Matrimonio stesso. In alcuni casi non è possibile; l’adozione, l’impegno per l’altro, il servizio a realtà che hanno bisogno di una presenza stabile (ospedali, case di riposo) tengono vivo questo desiderio.

Da qui nasce la verità del Sacramento, chi può riceverlo (uomo e donna) e con quali disposizioni; anche la povertà economica e morale di oggi è portata dalla disattesa di questo. Se ci pensate bene ridurre il Matrimonio a una cerimonia, a una festa che si consuma in un giorno e vivere tutti questi aspetti in “ordine sparso” mortifica il Sacramento stesso perché nella concretezza il giorno dopo è identico al giorno prima, non accade nulla di nuovo. La legge stessa l’ha reso praticamente inutile, tanto che gli stessi diritti e doveri si trovano anche al di fuori del patto matrimoniale. L’unica possibilità per riscoprirne la potenza e la bellezza è comprenderne il carattere sacramentale – e quindi vocazionale – di una chiamata alla santità che il Signore propone alla coppia, come realtà preziosa e insostituibile per costruire la propria personalità, la famiglia, la Chiesa, la società che cresce perché guarda al futuro.

DOVE TROVIAMO DELLE INDICAZIONI SICURE?

Importanti, insieme al Vangelo, sono tre testi: 

1. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1601-1666) sintetizzato nel Compendio ai numeri 337-350. Tra le cose che si chiede il testo del Compendio c’è questa domanda: “Quali sono gli effetti del Sacramento del Matrimonio?”. E risponde: “Il Sacramento del Matrimonio genera tra i coniugi un vincolo perpetuo ed esclusivo. Dio stesso suggella il consenso degli sposi. Pertanto il Matrimonio concluso e consumato tra battezzati non può essere mai sciolto. Inoltre questo Sacramento conferisce agli sposi la grazia necessaria per raggiungere la santità nella vita coniugale e per l’accoglienza responsabile dei figli e la loro educazione” (n. 346).

2. La lettera Familiaris Consortio di Papa Giovanni Paolo II (1981). Il Santo Padre dice alla famiglia: “Diventa ciò che sei”, come pensata da Dio, una comunità di vita e di amore. È un richiamo alla formazione di una comunità di persone fondata sull’amore, al servizio alla vita, alla partecipazione allo sviluppo della società (chiedendo che si facciano politiche per la famiglia). Nel testo è richiesto il riconoscimento di una Carta dei Diritti della Famiglia (al n. 46). Viene presentata la famiglia come soggetto principale della missione della Chiesa per la formazione della fede. Si parla già delle situazioni “irregolari”.

3. La lettera Amoris Laetitia di Papa Francesco (2016). Il Pontefice, a seguito di due Sinodi sulla famiglia, parte dalla lettura biblica e dal disegno divino sulla famiglia e sull’amore. Arriva a leggere l’inno alla carità di San Paolo (1Cor 13) come canto gioioso, appassionato e impegnativo per chi vive una relazione. Ribadisce l’insegnamento della Chiesa che tocca i vari momenti della vita di una famiglia e arriva alle sfide e ai problemi che vive oggi la famiglia. Propone lo stile di una Chiesa che accompagna, discerne e integra anche le fragilità. Conclude proponendo una spiritualità matrimoniale fatta di comunione soprannaturale, di amore esclusivo e libero, di cura, consolazione e stimolo.

COSA POSSIAMO DIRE SUI FALLIMENTI MATRIMONIALI?

Possiamo fare un confronto delle due lettere scritte dai due Pontefici, questo ci permetterà di chiederci come affrontare e vivere le ferite legate ai fallimenti matrimoniali. Mentre è molto chiara nel non voler creare nuove leggi o norme, Amoris Laetitia incoraggia un atteggiamento nuovo verso chi si trova in situazioni irregolari, passando da avere come obiettivo primario la difesa della legge e dell’istituzione all’obiettivo primario di accompagnare le vittime del divorzio, soprattutto quelle che cercano di integrarsi nella Chiesa. Come nel caso della donna sorpresa in adulterio, la peccatrice resta peccatrice, ma Gesù la vede anche come una vittima che ha bisogno di aiuto e guarigione. Familiaris Consortio è stata scritta in un tempo molto diverso, quando il divorzio era legale ma non ancora diffuso fra i cattolici in molti paesi; per questo Familiaris Consortio si mantiene al livello sacramentale e oggettivo. Amoris Laetitia si riferisce molte volte, come Familiaris Consortio, al matrimonio come segno dell’alleanza di Cristo con la Chiesa, ma dice che è un’analogia imperfetta, perché due peccatori non possono riprodurre perfettamente l’alleanza di Cristo. Ma se l’analogia è imperfetta, la semplice distinzione fra chi è dentro e fuori non regge più. Chi ha rotto l’alleanza del matrimonio non è fuori dall’amore di Cristo. In Familiaris Consortio il ruolo della coscienza è tutto rivolto a comprendere e obbedire alla legge divina. Giovanni Paolo II, che era esperto in queste questioni, richiama spesso a questo aspetto. La logica di Amoris Laetitia è che la Chiesa deve raggiungere i cristiani in situazioni “non regolari” e cercare di riportarli nel gregge attraverso accompagnamento e discernimento. Questo non avviene semplicemente applicando la legge alle persone, ma deve andare oltre la legge, nella realtà della coscienza. Chiama i pastori a formare le coscienze, non a sostituirsi a esse. Le coscienze devono essere rispettate come tribunali in cui legge, dottrina e reale situazione individuale devono essere portate insieme e confrontate. Amoris Laetitia riprende una tradizionale comprensione della coscienza espressa dal Concilio Vaticano II: essa è il santuario dove la persona è sola con Dio, non un modo di evadere la responsabilità ma di assumerla. Nel processo di discernimento proposto da Amoris Laetitia la coscienza deve essere formata e informata e la decisione finale viene raggiunta insieme a un pastore che conosce la legge e la dottrina della Chiesa. È necessario stare attenti che questo non sia percepito come un cedimento al soggettivismo (che ti dice “fai un po’ come ti pare”). Familiaris Consortio dice: questa è la legge, accettala o rifiutala. Amoris Laetitia dice: questa è la legge e l’insegnamento della Chiesa; cerchiamo di aiutarti ad applicarla, nel tuo caso specifico, con piena conoscenza di tutti gli insegnamenti della Chiesa.

Il dibattito intorno a questo argomento è vivace all’interno della Chiesa. C’è un bel testo dei Vescovi piemontesi del 2018 che aiuta a orientarsi (http://www.diocesi.torino.it/wp-content/uploads/2018/01/Nota_CEP_AmorisLaetitia_29-01-18.pdf). In passato era stata scritta una bella lettera del Card. Tettamanzi «Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito» del 2008 che tratteggia bene il problema (https://www.crescere-insieme.org/images/doc/cattolici.pdf).

In questi casi di situazioni “irregolari” (convivenze e divorziati risposati) direi sinteticamente alcune cose:

  • Se si possono risolvere i problemi facciamo di tutto perché si risolvano. Proponiamo con più determinazione e con un esempio entusiasta il Matrimonio (soprattutto da parte dei coniugi con più anni di vita insieme) per chi convive. Chiediamoci sempre se non sia necessario anche verificare la validità del Matrimonio già celebrato e fallito. Un Matrimonio valido deve considerare nel consenso tutti i fini che la Chiesa intende come essenziali (fedeltà, indissolubilità e apertura alla vita) e due persone capaci di contrarre questo impegno (maturità umana dei ministri che sono gli sposi stessi che si accolgono l’uno con l’altro), correttezza della forma canonica (rito alla presenza di un sacerdote o diacono). 
  • Ci vuole sempre attenzione e discrezione di ogni persona, non tutti i casi sono uguali. Una coppia che – dopo un fallimento – da decenni vive insieme ed è fedele, ha dei figli che ha educato nella fede, è in una situazione diversa da un soggetto che con superficialità è arrivato al quarto matrimonio durati tutti dall’anno ai tre mesi.
  • La comunità deve accogliere sempre e non far mai sentire “scomunicato” chi è in queste situazioni, perché non è così. Questo non vuol dire che non rimane vero che in certi momenti e in certe condizioni di vita non si può accedere alla comunione e all’assoluzione. Non c’è mai un diritto a ricevere i Sacramenti che sono sempre esclusivamente un dono che è frutto di una comunione con il Signore.
  • Le vie di Dio sono superiori anche a ciò che dispone la Chiesa, che agisce sempre con potestà vicaria. Non dobbiamo farne un problema di “comunione sì, comunione no!” ma di “salvezza si, salvezza no!”.
  • Rimanere fedeli all’insegnamento del Vangelo e alla tradizione vivente della Chiesa scritta nel Catechismo.
  • È necessario confrontarsi in coscienza con un sacerdote che ci dica la verità e non ci illuda dicendo che va sempre tutto bene. Ci possono essere dei casi in cui, a seguito di un impegno profondo di conversione, si possono superare alcune limitazioni.
  • Riprendere a lavorare concretamente insieme con gli altri e per gli altri.

Concludiamo con uno sguardo positivo ritornando al giorno in cui una coppia sancisce questo Sacramento per riscoprine il senso e la bellezza. In questa lettera, padre Giordano Muraro esperto in questioni matrimoniali e autore di numerosi volumi sul tema, immagina che sia Dio che scrive all’uomo nel giorno del suo Matrimonio. Gustiamocela.

La donna che hai al fianco, emozionata, con l’abito da sposa, è mia. Io l’ho creata. Io le ho voluto bene da sempre; ancor prima di te e ancor più di te. Per lei non ho esitato a dare la mia vita. Ho dei grandi progetti per lei. Te l’affido. La prenderai dalle mie mani e ne diventerai responsabile. Quando l’hai incontrata l’hai trovata bella e te ne sei innamorato. Sono le mie mani che hanno plasmato la sua bellezza, è il mio cuore che ha messo dentro di lei la tenerezza e l’amore, è la mia sapienza che ha formato la sua sensibilità e la sua intelligenza e tutte le qualità belle che hai trovato in lei.

Però non basta che tu goda del suo fascino. Dovrai impegnarti a rispondere ai suoi bisogni, ai suoi desideri. Ti renderai conto che ha bisogno di tante cose: ha bisogno di casa, di vestito, di serenità, di gioia, di equilibrio psichico, di rapporti umani, di affetto e tenerezza, di piacere e di divertimento, di presenza umana e di dialogo, di relazioni sociali e familiari, di soddisfazioni nel lavoro e di tante altre cose. Ma dovrai renderti conto che ha bisogno soprattutto di Me, e di tutto quello che aiuta e favorisce questo incontro con Me: la pace del cuore, la purezza di spirito, la preghiera, la Parola, il perdono, la speranza e la fiducia in Me, la Mia vita. Sono Io e non tu il principio, il fine, il destino di tutta la sua vita.

Facciamo un patto tra noi: la ameremo insieme. Io la amo da sempre. Tu hai incominciato ad amarla da qualche anno, da quando te ne sei innamorato. Sono io che ho messo nel tuo cuore l’amore per lei. È stato il modo più bello perché ti accorgessi di lei. Volevo affidarla a qualcuno che se ne prendesse cura. Ma volevo anche che lei arricchisse con la sua bellezza e le sue qualità la vita di un uomo. E questo uomo sei tu.

Per questo ho fatto nascere nel tuo cuore l’amore per lei. Era il modo più bello per dirti: “ecco, te la affido”, e perché tu potessi godere della sua bellezza e delle sue qualità. Quando le dirai “prometto di esserti fedele, di amarti e rispettarti per tutta la vita”, sarà come se mi rispondessi che sei lieto di accoglierla nella tua vita e di prenderti cura di lei. Da quel momento saremo in due ad amarla. Dobbiamo però metterci d’accordo: Non è possibile che tu la ami in un modo e io in un altro. Devi avere per lei un amore simile al Mio, e devi desiderare per lei le stesse cose che Io desidero. Non puoi pensare nulla di più bello e gioioso per lei. Se la ami sul serio vedrai che ti troverai d’accordo con Me nel progetto che ho concepito per lei. Ti farò capire poco alla volta quale sia il mio modo di amare, e ti svelerò quale vita ho sognato e voluto per questa mia creatura che diventerà tua sposa.

Mi rendo conto che ti sto chiedendo molto. Pensavi che questa donna fosse tutta e solo tua, e ora invece hai l’impressione che io ti chieda di spartirla con Me. Non è così. Io non sono il tuo rivale in amore. Al contrario, sono Colui che ti aiuta ad amarla appassionatamente. Per questo desidero che nel tuo piccolo amore ci sia il mio grande amore.

Col tuo amore potrai fare molto per lei, ma è sempre troppo poco. Io ti rendo invece capace di amare da Dio. È questo il mio dono di nozze: un supplemento di amore che trasforma il tuo amore di creatura e lo rende capace di produrre le opere di Dio nella donna che ami.

Sono parole per te misteriose, ma le capirai un poco alla volta. Ti assicuro che non ti lascerò mai solo in questa impresa. Sarò sempre con te e farò di te lo strumento del mio amore, della mia tenerezza; continuerò ad amare la mia creatura, che è diventata tua sposa, attraverso i tuoi gesti d’amore, di attenzione di impegno, di perdono, di dedizione. In una parola: ti renderò capace di amare come io amo, perché ti darò una forza nuova di amare che è il mio stesso amore. Se vi amerete in questo modo, la vostra coppia diventerà come una fortezza che le tempeste di vita non riusciranno mai ad abbattere. Un amore costruito sulla mia Parola è come una casa costruita sulla roccia: nessuna vicenda potrà distruggerla. Ricordatelo, perché molti si illudono di poter fare a meno di Me: ma se io non sono con voi nell’edificare la casa della vostra vita e del vostro amore, vi affaticherete invano: come gli apostoli che faticarono tutta una notte e al mattino tornarono a riva con le reti vuote; bastò un semplice intervento Mio, e le reti pescarono tanto pesce che per l’abbondanza si rompevano. Di più. Se vi amerete in questo modo diventerete forza anche per gli altri. Oggi si crede poco all’amore vero, quello che dura per sempre, e che offre la propria vita all’amato. Si cercano più le emozioni amorose che l’amore. Ma le emozioni nascono e muoiono presto, lasciando solo vuoto e nostalgia. Per questo qualcuno ha detto che il matrimonio è solo una grande illusione che si dissolve presto. Se voi saprete amarvi come io amo, con una fedeltà che non viene mai meno, diventerete come la città sul monte. Sarete una speranza per tutti, perché tutti vedranno che l’amore è una cosa possibile. 

Mi permetto di fare uno spot pubblicitario per due testi provocatori, ironici, divertenti, profondi e estremamente rispettosi della dottrina cattolica, scritti da Costanza Miriano. Se avete amici o parenti che hanno intenzione di sposarsi in Chiesa regalategliene una copia a lei e una a lui:

Costanza Miriano, Sposati e sii sottomessa, Sonzogno 2013 (per lei);

Costanza Miriano, Sposala e muori per lei, Sonzogno 2013 (per lui).